mercoledì 15 settembre 2010

Scrittori calabresi contemporanei

Affari italiani mi mette tra gli scrittori contemporanei. Leggere per credere. Nel frattempo, però, annuncio un nuovo libro. Si intitola "Dimenticati", racconta la storia di tutte le vittime della 'ndrangheta che siamo riusciti a ricostruire Alessio Magro ed io. Lo pubblica Castelvecchi, esce in libreria il 6 ottobre.

lunedì 13 settembre 2010

La meglio gioventù antimafia ripensa il Sud


Un mio pezzo sui modi di fare antimafia in Italia pubblicato da Carta la scorsa primavera.

di DANILO CHIRICO

Meno male che c’è Roberto Saviano, verrebbe da dire: è solo grazie al suo lavoro che la mafia finisce in prima pagina in questo strano Paese. Peccato che c’è Roberto Saviano, verrebbe da dire: raccogliere i suoi appelli o commentarne gli scritti è infatti oggi il modo più facile e diffuso per parlare di mafia e fare antimafia, per i cittadini come per la politica, l’imprenditoria, il mondo dell’informazione. Inutile dire che la responsabilità non è di chi racconta storie che meritano di essere conosciute.

Ecco perché, per provare a ragionare di mafia e antimafia, bisogna partire dalla considerazione che non c’è consapevolezza in Italia sulle mafie e la necessità di fare dell’antimafia una pratica collettiva, generale. Oggi i clan stanno nella politica (sin dentro il parlamento, abbiamo visto) e controllano l’economia, gestiscono il traffico della droga e condizionano il mercato del lavoro, intimidiscono e uccidono, stanno nei paesi sperduti del sud e nei salotti delle grandi città del nord. Le mafie riguardano tutti, concretamente. Eppure la questione è ai margini del dibattito politico, i movimenti sociali se ne occupano occasionalmente, la gente comune la considera lontana da sé.

Non è tutto nero, naturalmente. Qualcosa si muove, di interessante, di vero. Lo dimostrano le 150mila persone che un paio di settimane fa hanno sfilato con Libera, l’associazione di don Luigi Ciotti, a Milano, la nuova capitale della ‘ndrangheta. A questo proposito, anche da qui, va rinnovato l’appello a fare del 21 marzo la giornata nazionale antimafia. Per legge. A Libera questo Paese deve molto. Innanzitutto la battaglia per la legge sui beni confiscati, la capacità di custodire il dolore dei familiari delle vittime (in 500 lavorano con Libera), la creazione di lavoro pulito sui terreni confiscati, l’internazionalizzazione dell’antimafia, la capacità di fare dell’antimafia una battaglia popolare.

E altre sono le realtà che fanno antimafia in Italia. All’Arci si deve la nascita della Carovana antimafia (un evento itinerante annuale, oggi organizzato anche con Libera e Avviso pubblico che dal 1996, raccoglie tutti gli enti locali impegnati contro le cosche). Legambiente ha invece svelato l’esistenza delle ecomafie ottenendo anche un riconoscimento legislativo, ancora parziale, per i crimini ambientali.

Straordinario è il lavoro fatto dai ragazzi di Addio pizzo: il 29 giugno del 2004 furono capaci di invadere Palermo con adesivi con la scritta “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. Uno shock positivo: oggi l’associazione è un punto di riferimento concreto contro le estorsioni, promuove gli esercizi commerciali che non pagano la mazzetta ed è riuscita a determinare la nascita a Palermo della prima associazione antiracket, molti anni dopo quelle nate a Capo d’Orlando o a Cittanova che – nei primi anni 90 – sfatarono il mito dell’imbattibilità dei clan. L’antimafia sui territori è tante altre cose ancora, da indagare e raccontare. Che sia sull’onda emotiva per un fatto eclatante (le lenzuola bianche a Palermo o i giovani scesi in piazza a Locri) o frutto di percorsi più meditati. Sono nati collettivi universitari (a Firenze c’è il forum nazionale) e interessanti premi giornalistici, nascono pizzerie sociali (a San Cipriano d’Aversa) o laboratori multimediali (a Torino), web radio e riviste, aziende agricole (a Polistena o Corleone) e festival culturali, fabbriche (a Trapani) e scuole di formazione (a Milano). Centinaia di percorsi che si uniscono a quelli nati per ricordare le vittime innocenti. E’ un mondo straordinariamente vario e vitale quello dell’antimafia: energie positive e buone pratiche.

In questo contesto si inserisce l’attività dell’associazione daSud, nata cinque anni fa. Il nome esprime la provenienza delle persone che la compongono e il punto di vista attraverso il quale leggere l’Italia di oggi. Con due idee di fondo, intimamente collegate: ricostruire la memoria (condivisa dal basso e non riconciliata dall’alto) della “meglio gioventù” del Sud e ragionare attorno alla costruzione di una nuova e originale identità meridionale. Con la creatività, con la pratica politica, mettendo in rete esperienze, idee, progetti, passioni anche apparentemente lontane. Ne sono nati libri e documentari, una collana di fumetti e un archivio multimediale (Stopndrangheta.it), produzioni teatrali e campagne (e-migranti), eventi e rassegne, dossier (Arance insanguinate) e una sede romana (Spazio daSud) che valorizza le creatività meridionali e promuove i diritti sociali e civili.

Un pezzo di percorso svolto nella consapevolezza che è assolutamente necessario rimescolare i paradigmi, ripensare il modo conosciuto sinora di concepire mafia e antimafia, nord e sud, potere e critica al potere. Bisogna smettere di usare la parola (abusata) “legalità” e parlare piuttosto di “giustizia” o, come sostiene don Ciotti, “responsabilità”, uscire definitivamente dalla logica dell’emergenza per ragionare di logiche di sistema e agire con continuità, rifiutare l’idea degli eroi dell’antimafia e promuovere pratiche comuni e alla portata di tutti, rigettare il sistema della delega alle associazioni e assumere ognuno le proprie responsabilità, contrastare le amnesie di Stato e ricostruire le tessere della memoria. E ancora, lo scatto vero sarà capire che l’antimafia non è soltanto stare in un percorso “ufficiale” di antimafia. Ma contrastare i fatti di Rosarno e difendere il territorio dalle speculazioni, affermare il diritto ai servizi pubblici e denunciare i soprusi, pretendere una buona informazione e il rispetto delle regole dalla burocrazia pubblica, contrastare la precarietà sociale e rifuggire dal ricatto occupazionale. Tutto si tiene, tutto è legato da un filo che non si può spezzare. Non capirlo, significa utilizzare le categorie di chi pensa che la battaglia antimafia sia inutile, che con le cosche si deve convivere, che ci sono pezzi d’Italia da considerare persi per sempre. Significa usare gli schemi di chi ha fallito. Di fronte abbiamo scenari importanti, un’agenda stringente. L’antimafia deve guardare al Ponte sullo Stretto e all’Expo di Milano, vigilare sulle speculazioni finanziarie e rafforzare il suo ragionamento sull’uso sociale dei beni confiscati ai clan, individuare (altri) percorsi economici e contrastare la corruzione, deve saper parlare con la gente comune e deve sapersi relazionare senza subalternità con la politica imponendo le proprie priorità, creare un immaginario inedito e utilizzare linguaggi utili a farsi capire dalla gente comune e, perché no, a anche di diventare notizia. A una classe dirigente delegittimata e incapace di praticare l’antimafia (vogliamo scorrere l’elenco dei candidati e degli eletti alle regionali?), occorre rispondere con un nuovo impegno collettivo. Con la partecipazione, allargando il fronte delle alleanze e della battaglia politica. Con la rivendicazione di diritti, di un’identità. Nessuno può tirarsi fuori: la battaglia contro la mafia si vince se ciascuno fa la sua parte. Con rigore e curiosità. Senza più eroi, che poi si trasformano in alibi.

Pubblicato sull'Almanacco di Carta n.11 del 2010 "Basta" sulla nuova politica.
25 MARZO 2010

Storie di briganti allo Spazio daSud


Mentre si avvicinano i 150 anni dall’Unità d’Italia allo Spazio daSud di Roma (in via Gentile da Mogliano 170, zona Pigneto) raccontiamo storie di briganti.  Domani sera alle 22,30 riapriamo con una bellissima performance teatrale tratta dallo spettacolo Jennu Brigannu. In scena Ernesto Orrico e Dante De Rose.
 
La scheda dello spettacolo scritto da Vincenza Costantino e che ha la regia dello stesso Ernesto Orrico. Sedie, uomini. Sullo sfondo potrebbe esserci una porta, la porta di una bottega in cui si vende vino (in una qualsiasi strada di paese). Questi uomini stanno davanti a questa porta immaginaria, e parlano di un tema a caduta libera: il brigantaggio. Ne parlano dispiegando le loro conoscenze e con i modi di cui sono capaci, ne parlano mischiando la Grande Storia dell'Unità d'Italia con le storie riportate da testimonianze inedite o inventate, intrecciando cronache agiografiche, calunnie, leggende, materiali fotografici e documentari e un po' di spensierato "sentito dire". Il testo è una polifonia che tiene in conto sia le voci contro e sia quelle a favore del brigantaggio, con l'obiettivo di svelare i limiti presenti in una lettura manichea del fenomeno. I briganti non erano solo farabutti ma neanche solo eroi da leggenda, erano innanzitutto uomini che avevano scelto, o erano stati costretti a scegliere, di stare fuori della legge e dalla cosiddetta comunità civile, pagandone poi il prezzo più alto. Accanto a storie note e divenute parte della cultura popolare, ci sono storie di tanti senza nome, che si sono fatti briganti per seguire un sogno, un'ideale, per una vendetta o solo per sfuggire la fame. Il racconto dispiega una storia frammentata e contraddittoria, che si sviluppa parallelamente a quella ufficiale. In un dialogo continuo tra il Sud di ieri e quello contemporaneo.

E' on line il nuovo sito di Rigas

E' on line il nuovo sito di Rigas, la Rete italiana per la giustizia ambientale e sociale reduce dall'assemblea nazionale di Vicenza. Una rete vasta, bella, di cui fa parte anche l'associazione daSud. E che ha fissato in agenda la sua partecipazione alla manifestazione contro il Ponte del 2 ottobre a Messina, l'appuntamento di Teano di fine ottobre fino alla Conferenza di Cancun.

domenica 12 settembre 2010

I precari della scuola bloccano lo Stretto

Bella protesta dei precari della scuola che bloccano lo Stretto. A Messina e a Villa San Giovanni. Qui la galleria fotografica di Repubblica.it, di seguito invece il resoconto.
MESSINA -  Un migliaio di precari della scuola, che staziona sul molo delle Fs all'imbarcadero di Messina, ha bloccato il collegamento da e per Villa San Giovanni, occupando tutte le invasature. Le navi non possono salpare nè attraccare. Anche i precari radunati sulla sponda calabrese dello Stretto, a Villa San Giovanni, stanno bloccando il viale che dagli imbarcaderi conduce verso l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, con conseguente paralisi del traffico. Alcuni dei manifestanti hanno fatto presente che quella di oggi è stata solo una dimostrazione di ciò che possono fare e che sono pronti a bloccare di nuovo e più a lungo i collegamenti nello Stretto.

Stamattina il comitato Insegnanti precari della Sicilia ha organizzato a Messina l'iniziativa "Invadiamo lo Stretto: un ponte per la scuola". In tutto sono oltre quattromila (non più di 2500 per la questura) i manifestanti che hanno protestato a Messina contro i tagli dei posti di lavoro previsti nel ddl Gelmini. Insegnanti e personale Ata, provenienti da tutte le province della Sicilia, si sono radunati in piazza Cairoli, e tanti precari sono arrivati, per manifestare, anche da Basilicata, Campania e Puglia. Alcuni indossando t-shirt con scritto "Nè farabutti, nè fannulloni, sono lavoratori", e intonando cori come "Vogliamo un solo licenziato: ministro Gelmini disoccupato". Tante le bandiere della Cgil e tante anche le forze dell'ordine.

Una precaria di 25 anni, Claudia Urzì, del coordinamento di Catania, ha spiegato che "quello di oggi è un ponte umano che unisce le giuste rivendicazioni dei lavoratori, contro quel ponte degli sprechi che dovrebbe unire Sicilia e Calabria". I precari chiedono che proprio i fondi per il collegamento stabile tra le due sponde dello Stretto vengano utilizzati, invece, per la loro stabilizzazione nella scuola. La protesta in Sicilia è stata promossa dalla "Rete dei precari" di Agrigento e vi hanno aderito Flc-Cgil, Cobas, Coordinamento dei precari in lotta e Comitati provinciali, Pd, Idv e Sinistra Ecologia e Libertà, gli studenti medi, l'Udu, il Coordinamento genitori democratici ed una delegazione del Comitato genitori di bambini autistici di Palermo e l'associazione politico-culturale "DeM - Democratici e milazzesi".

Oltre alla cancellazione del provvedimento del governo che prevede la soppressione di 130mila posti, tra docenti e Ata, entro il 2011, i precari chiedono "a gran voce le dimissioni del ministro Gelmini a causa di una politica fallimentare e distruttiva sul settore della conoscenza". Secondo la Flc-Cgil siciliana, che ha aderito alla protesta, "i tagli agli organici sfasciano la scuola pubblica, dividono socialmente il paese allontanando ancora di più il nord dal sud, rompendo i legami sociali e solidali".

All'iniziativa sullo Stretto di Messina ha partecipato anche uno degli ultimi docenti supplenti ancora in sciopero della fame: si tratta di Giuliana Lilli, del coordinamento precari scuola di Roma, che da una decina di giorni porta avanti, realizzando una sorta di staffetta, il digiuno iniziato dai due precari siciliani Giacomo Russo e Caterina Altamore. (12 settembre 2010)

E l'Espresso si schiera con Marchionne

L'innovatore Marchionne. Nel momento in cui Federmeccanica straccia il contratto nazionale, Cisl e Uil stracciano i lavoratori, Confindustria divide il sindacato, la Fiat straccia persino le sentenze della magistratura e il governo straccia il buonsenso, l'Espresso concede la copertina a Marchionne. Lo chiama "Il sovversivo", in pratica dice che è l'uomo del futuro. E pazienza se c'è un Paese allo sbando e il lavoro delle persone non ha più nessun lavoro. Complimenti.

giovedì 9 settembre 2010

Angelo Vassallo, il Sud soffre e nessuno se ne accorge

Angelo Vassallo
Arriveranno in molti. Speriamo. Per Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica ucciso dalla camorra. Io ci sarò. Qui un suo articolo pubblicato sull'Unità dal titolo La Ricchezza è dove si vive. Qui invece la videointervista fatta dal giornale diretto da Concita De Gregorio. Qui invece una delle piste seguite dagli investigatori. Qui una delle denunce fatte dal fratello sulla corruzione di pezzi delle forze dell'ordine. Qui, infine, lo speciale di Liberainformazione.org sul Cilento e le mafie.
Quello che è certo è che ancora una volta il Paese non è stato pronto a stare al fianco di un amministratore onesto, che l'informazione non ha saputo capire e raccontare, che il Sud soffre e nessuno se ne accorge.

In ricordo di Ambrosoli

Giulio Andreotti non si smentisce mai. Stasera alle 23,50 su Raidue va in onda una puntata che si preannuncia interessante della "Storia siamo noi" di Giovanni Minoli. E' dedicata all’avvocato di Milano Giorgio Ambrosoli ucciso l’11 luglio 1979 da un killer venuto dagli Stati Uniti su mandato del finanziere Michele Sindona. Il documentario, «Qualunque cosa succeda. Storia di Giorgio Ambrosoli» di Alberto Puoti, prende il titolo dal libro di Umberto Ambrosoli, il figlio dell’avvocato, uscito nel giugno dello scorso anno, che ripercorre, con dolorosa sobrietà, la vita e la morte del padre. Parla anche il senatore a vita Giulio Andreotti. E dice: «In termini romaneschi, se l'andava cercando». Poi si scusa. Ma la questione non cambia molto. Intanto, su Ambrosoli, leggere Corrado Stajano sul Corriere della Sera.

Di "Creatività meridiane"


Creatività meridiane è un'ambizione: vuole essere un luogo aperto in cui ragionare attorno alla (ri)costruzione di un nuovo modo di immaginare, pensare, praticare il Sud. È un progetto culturale, un pezzo (del tutto personale) del percorso dell'associazione daSud, fondato sul gusto del blitz creativo, un luogo di scritti irregolari e irrituali, che si lascia attraversare e modificare. È il ritratto incompleto delle storie, le persone, i luoghi e i luoghi comuni del Mezzogiorno. È un luogo in cui raccogliere notizie, immagini, scatti, suggestioni, spunti, testi, racconti e reportage, ritratti e saggi, lettere e invettive, comunicazione non formale e sperimentazione, rotture e interruzioni, stop e ripartenze.
Ci sono scritti originali e inediti e lavori già pubblicati che servono a costruire un mosaico originale. È un diario pubblico del Sud, daSud. È lo spazio delle creatività meridiane. E antimafia.